La facciata della chiesa, orientata verso est, riceve i primi raggi del sole. Di una semplicità disarmante, la facciata è suddivisa in tre sezioni da lesene: la parte centrale è leggermente più alta delle laterali per conferire maggiore slancio all’edificio. Sotto il timpano, un motivo ad archetti acuti, realizzato da muratori locali nel dopoguerra, arricchisce la struttura. Questi muratori, utilizzando cemento e renella di Bolsena, rifecero l'intonaco per renderlo più resistente alle intemperie e alla salsedine portata dai venti di scirocco.
Le tre navate della chiesa sono illuminate da altrettante finestre ad arco acuto. Sopra il portale principale, in una nicchia gotica, è stata collocata nel dicembre 1986 una maiolica policroma raffigurante la Madonna delle api, opera di Mario Vinci di Acquapendente, con l’iscrizione: "NON EST OPUS SIMILE OPERI TUO". Una lapide all’interno del campanile riporta la scritta: "Ps. JACOBUS / MONALDUS / JO. FRANCISCUS / 1577", indicando con certezza che la costruzione definitiva della chiesa avvenne a cura e spese dei tre fratelli Pier Giacomo, Monaldo e Gian Francesco Monaldeschi della Cervara.
Nel corso dei successivi quattrocento anni, la chiesa ha subito diverse modifiche, ma la sua struttura essenziale è rimasta invariata. In origine, le navate erano coperte da un tetto semplice, e non da volte; il presbiterio era più stretto, e dietro l'altare maggiore esisteva un corridoio che fungeva da sacrestia, poiché quella attuale fu costruita solo verso il 1750. Non vi erano altari laterali come oggi, ma già vi erano la tela dei SS. Pietro e Paolo e, dal 1584, quella del Rosario.
Sull’altare maggiore era collocata una tela raffigurante le nozze di Cana, considerata di "eccellente pennello". Tuttavia, verso la metà del Settecento, il marchese Arimberto Bourbon del Monte la fece rimuovere e sostituire con quella attuale che raffigura San Lorenzo Martire in estasi con la Vergine col Bambino e angioletti. Sebbene di buona fattura, l’autore di quest'opera rimane sconosciuto.
La relazione della Visita Pastorale del 1782 descrive la chiesa come una delle più belle della Diocesi: a volta con tre navate ben proporzionate, adornata da sette altari in stucco, tra cui si distinguono quelli del Sacramento e di S. Antonio di Padova, opere dei celebri fratelli Cremoni.
Nel 1925, la chiesa fu sottoposta a lavori di restauro a seguito dei danni causati dal terremoto del 10 settembre 1919, che colpì il versante est del Monte Amiata. I lavori, eseguiti dall'ingegner Rocchi di Acquapendente, comportarono la demolizione della volta centrale e la sua sostituzione con una decorazione lignea alla fiorentina, la trasformazione delle finestre rettangolari in archi gotici, la riparazione dei muri lesionati e la costruzione di un nuovo campanile con tre campane.
Dopo due anni di lavori, il 29 giugno 1926, la chiesa fu solennemente riaperta al culto. L’evento fu celebrato alla presenza del Vescovo di Orvieto, Mons. Salvatore Fratocchi, con la partecipazione della banda musicale del paese e della "Schola cantorum" di Acquapendente. Il Cardinale Gasparri inviò un telegramma con la benedizione del Santo Padre.
Nel 1945 furono eseguiti ulteriori lavori di restauro della facciata, e negli anni successivi, diversi interventi interni portarono alla ristrutturazione del presbiterio con un nuovo altare e una balaustra in travertino nel 1956, e la valorizzazione del Ciborio artistico nel 1983.
#Torre Alfina
#San Casciano dei Bagni
#Parco Monte Rufeno
#Centeno e Proceno
#Trevinano
#Acquapendente
#Allerona
Copyright © 2024 - Trevinano - All rights reserved.
Designed By: Euromedia